Allestire una mostra fotografica con immagini d’epoca
Appunti di Lodovico Chiattone
Stiamo parlando di due mostre fotografiche esposte a Fenestrelle:
- Mostra “La nostra gente” (agosto 2014) con 170 immagini d’epoca esposte nel salone comunale
- Mostra “La nostra gente 2” (agosto 2016) altre 165 immagini inedite nel medesimo sito espositivo.
Cercherò di spiegarvi come è nata, si è sviluppata e realizzata l’idea.
Presupposto: “The Passion Live Here!”, proclamava il sindaco di Torino in occasione delle Olimpiadi Invernali 2006.
Occorre amare la fotografia, amare ed immedesimarsi nell’argomento, collaborare con altri appassionati, avere un forte stimolo iniziale… e la fortuna d’imbattersi in una situazione favorevole. Se non sussistono questi presupposti, lasciate perdere, vi sembrerà uno sforzo spropositato.
Iniziare dal fondo: immaginate di “previsualizzare” il risultato desiderato, cioè la mostra esposta col pubblico presente.
Suddividete il progetto in sotto progetti ed ambiti.
A titolo d’esempio non esaustivo:
- A) Ottenere le stampe su cartoncino in formato A3+
A-1 reperire le foto d’epoca originali
A-2 eseguire scansione e postproduzione
A-3 ottenere la pagina redatta con foto, titoli, didascalie, date, archivio di provenienza…
A-4 far eseguire la stampa
- B) Allestire la sala
B-1 ottenere l’agibilità del locale per il periodo necessario
B-2 procurare le griglie ed installarle
B-3 verificare-procurare l’illuminazione
B-4 decidere inaugurazione, reception, inviti, autorità…
B-5 stabilire orari di apertura ed organizzare il presidio della mostra
- C) etc…
Ogni sotto progetto ha dei punti che devono essere sviscerati col medesimo approccio.
Ad esempio il punto A-3 prevede di avere le foto impaginate e pronte per la stampa. E’ un punto molto ambizioso, che comporta moltissime attività correlate, la più onerosa delle quali non sarà la tecnologia da utilizzare per l’impaginazione, bensì il reperimento delle informazioni. Provare per credere.
Veniamo alla mia esperienza in merito, nella speranza che possa essere di stimolo a qualcuno.
L’idea della mostra di agosto 2014 è venuta nelle vacanze di Natale dell’anno precedente, quando incontrai un amico fenestrellese, che mi chiese consigli su come portare su PC un certo numero di vecchie foto cartacee. Alcune di queste erano già fotocopie di stampe precedenti.
Visto l’interesse socio-etnografico dei contenuti, anche se alcune immagini erano veramente in pessimo stato, gli proposi di lasciarmi il malloppo al fine di scansionarlo. Quando, dopo alcune settimane, gli consegnai la chiavetta con le foto restaurate, mi fece la proposta di portarmi altre foto storiche, anzi, di coinvolgere anche parenti ed amici col medesimo obiettivo.
Le immagini che mi arrivarono in seconda (e poi terza, quarta…) battuta erano foto originali, patrimonio di molte famiglie, nei formati più disparati. Si andava dal 10×15 (più che altro cartoline d’epoca), alle stampe a contatto 4×6 centimetri di inizio secolo. Di alcune si vedeva chiaramente che erano state tenute nei portafogli per più tempo. Arrivarono spezzoni di giornale, quadri appena staccati dal muro, qualche pellicola o diapositiva già usate per riprodurre un originale non più reperibile.
Insomma l’emozione fu tanta, al punto che decisi che tutto quel bendidìo doveva essere valorizzato, scegliendo un titolo per una futura mostra altrettanto emotivo: “La Nostra Gente”.
Non lo feci subito, per ingenuità, ma capii ben presto che occorreva veramente iniziare dal fondo.
Riferendomi sempre al punto A-3 dell’esempio, dovetti capire che tipo di stampe volevo e quale supporto.
Quando ebbi chiare le idee, fu evidente che avrei dovuto rifare la scansione del primo gruppo di foto, in funzione delle dimensioni di stampa finali.
Per tipo di supporto e dimensioni mi orientai su cartoncino da 320 gr/mq a superficie semilucida di cm. 32×45 proposto dai Copy Center presenti un po’ ovunque. Scelsi questa soluzione perché il supporto sarebbe stato autoportante, abbastanza rigido da non richiedere una cornice.
Quindi per coprire 45 centimetri sul lato lungo servivano circa 5500-6000 pixel in stampa.
Viste le più svariate dimensioni degli originali, ho lavorato mediamente con 3200 ppi in scansione.
Le foto sono state rilevate in BN a 16 bit, salvate in formato TIFF nella cartella degli “originali”, importate in ambiente Lightroom per la catalogazione.
La post produzione è avvenuta sia in Lightroom, per le operazioni di regolazione basilari, sia in Photoshop quando occorreva spuntinare e ricostruire. Con Photoshop ho usato la tavoletta e penna grafica per velocizzare le operazioni… e salvare il polso da innumerevoli ore di utilizzo del mouse.
Terminata la fase di “post”, occorreva esportare le foto in formato JPG (8 bit) in una cartella di utilizzo, che sarebbe servita come input alla creazione delle pagine. Sì pagine, e non solo foto singole, in quanto non volevo restrizioni alla pubblicazione.
Non restava che scegliere un software gestore di pagine: PowerPoint, già incluso nella mia suite di Office.
Ma anche in questo caso dovetti convincermi che occorreva fermarmi ed iniziare dal fondo: come immaginavo la foto esposta? Naturalmente, oltre alla foto (o gruppo di foto) ogni stampa doveva essere usufruibile dal pubblico della mostra, con tutte le informazioni necessarie per far capire di che cosa si trattasse… E qui venne il bello! Al titolo potevo arrivarci da solo… ma quando occorreva citare date, nomi, luoghi… mi occorreva aiuto.
Quindi, prima di partire a comporre la pagina su PowerPoint, dovetti crearmi un archivio di informazioni legate alla foto. Decisi di utilizzare le possibilità di archiviazione dei “metadati” (campo Didascalia oppure Titolo) presenti in ogni file fotografico. Il vantaggio evidente era il legame indissolubile con l’immagine.
Il software necessario: Lightroom, oppure Photoshop, oppure Bridge, che già possedevo.
Il lavoro di raccolta di questi dati fu davvero tanto. Contatti, telefonate, e-mail, riunioni fra più persone fino a tarda notte. Non di rado le informazioni derivanti da due persone erano in conflitto tra di loro. Per cui occorreva verificare, contattare dei terzi, fare ricerche orientative su vecchi giornali o periodici locali.
Insomma, il vero lavoro fu questo!
Appena ero in possesso di tutte le informazioni potevo aprire il file PowerPoint ed aggiungervi una nuova pagina. In effetti i file erano due: uno per le pagine orizzontali, l’altro per quelle verticali.
Naturalmente occorre definire le dimensioni della slide di cm. 45×32
All’inizio procedevo con la tecnica di “inserisci immagine da file”, accorgendomi ben presto che le dimensioni della presentazione PPT stavano diventando enormi. Dovetti iniziare tutto da capo, utilizzando il parametro “collega le immagini da file”. Il collegamento permette non solo di risparmiare spazio, ma aspetto più importante, offre la possibilità di correggere in seguito l’immagine lavorando esclusivamente sulla catena di post produzione TIFF à JPG, senza riprogettare la slide PowerPoint.
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